La bandiera dello Swaziland (ops, eSwatini...)

La bandiera dello Swaziland (ops, eSwatini...)

Dalla Cechia allo E-Swatini: gli Stati che hanno cambiato nome

Nel corso del XX secolo numerosi stati hanno infatti la loro denominazione, principalmente per ragioni politiche. Ma ci sono casi ben più recenti…

Benché la Cecoslovacchia abbia cessato di esistere nel lontano 1993, mi capita spesso di parlare con clienti stranieri che usano ancora questo termine per riferirsi all’attuale Repubblica Ceca. Dal 2016 la confusione è andata aumentando a causa della decisione del governo ceco di registrare la forma abbreviata Cechia presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite con lo scopo di rendere il nome del paese più semplice da ricordare e più facile da esportare sui mercati internazionali.

Tralasciando l’anacronistico Cecoslovacchia, qual è allora il nome giusto da utilizzare, Repubblica Ceca o Cechia? Entrambe le forme sono corrette e nel panorama politico internazionale molti paesi hanno infatti due nomi, quello ufficiale (più lungo) e quello di uso comune (abbreviato); basti pensare alla Repubblica Francese (Francia), alla Repubblica Popolare Cinese (Cina) oppure alla stessa Repubblica Italiana (Italia).

La questione di quale nome adottare sulla scena internazionale non si è tuttavia posta per i cechi poiché essi chiamano il loro paese Česko e quindi il re-branding è quasi passato inosservato.

Sono molti invece gli esempi di paesi in cui i nuovi nomi hanno attecchito: nel corso del XX secolo numerosi stati hanno infatti mutato la loro denominazione principalmente per ragioni politiche in seguito alla fine del periodo coloniale, vedi la lista non esaustiva qui sotto:

  • Il Dahomey, diventato Benin nel 1975
  • L’Alto Volta, che ha assunto il nome di Burkina Faso nel 1984
  • Lo Zaire, trasformatosi in Repubblica Democratica del Congo nel 1997
  • Il Ceylon, che ha preso il nome di Sri Lanka nel 1972
  • Il Bechuanaland, divenuto Botswana nel 1966
  • La Kampuchea, designatasi Cambogia nel 1991

I casi più recenti sono quelli delle Isole di Capo Verde, che nel 2013, con una decisione controcorrente rispetto ai paesi sopraelencati, hanno deciso di riprendere il nome Cabo Verde, affibbiatogli dai colonizzatori portoghesi, e dello Swaziland che nel 2018 ha assunto la denominazione di E-Swatini su ordine del proprio re, stufo di vedere il proprio paese confuso con Switzerland (Svizzera) al di fuori del continente africano.

In Europa la diatriba tra Macedonia FYROM e Grecia sul nome della repubblica ex-jugoslava non è stata risolta dal referendum organizzato dal piccolo paese balcanico il 30 settembre scorso. Non essendo stato raggiunto il quorum del 50% più uno, lo stato macedone non ha infatti potuto adottare la nuova denominazione di Macedonia del Nord, che avrebbe aperto al Paese le porte dell’ingresso nella NATO e nell’UE con il benestare della Grecia.

Tra le città, i principali cambiamenti si sono registrati in Russia, dove Leningrad e Stalingrad, così chiamate in onore di Lenin e Stalin, sono state rispettivamente rinominate San Pietroburgo e Volgograd; in India, con Chennai, Kolkata e Mumbai che hanno sostituito nell’ordine Madras, Calcutta e Bombay; oppure in Vietnam, in cui Saigon ha assunto la denominazione di Ho Chi Minh. Minori cambiamenti ortografici si sono invece avuti in Cina (Beijing al posto di Peking) ed in Corea del Sud (Busan invece di Pusan).

In conclusione, il nome di un paese o di una città presenta lo stesso valore sentimentale che noi attribuiamo ai nomi di persona: così come noi ci offendiamo quando il nostro nome viene storpiato, anche le figure politiche sentono il bisogno di conferire una denominazione che rispetti l’eredità storica e culturale del loro paese.